Tartarughe Ninja: Fuori dall'ombra [recensione]


Nel 2014 ci aveva pensato Michale Bay a resuscitare le Tartarughe Ninja, con un rebot che fece ripartire la saga da zero e ebbe abbastanza successo al botteghino da garantire anche un secondo episodio e quindi vuoi non tornare al cinema con le tartarughe mutanti capitolo due? Detto, fatto.
Che poi io il primo episodio neanche l'ho visto e son rimasto fermo ai film degli anni '90, con le tartarughe fatte con un costume di gomma piuma e adesso invece sono tutte computerizzate e super accessoriate e parlano come fossero negre del ghetto con lo smalto fucsia e amano il rap e Michelangelo ha perfino una catena d'oro al collo che 50cent scansati proprio e tutto è pensato per piacere al pubblico di oggi.
Ora diciamolo subito, questo Fuori dall'Ombra non è un capolavoro e non è uno di quei film che verrà ricordato negli anni, ma è comunque un film simpatico e che riesce ad intrattenere piacevolmente in una calda sera d'estate.
La trama è pressoché inesistente; provano giusto ad infilarci dentro il tema dell'accettazione e del diverso, ma è una roba talmente superficiale che quasi non si nota ed in questo caso è quasi un punto di forza piuttosto che una debolezza, ché se vado a vedere quattro tartarughe mutanti lo faccio perché ho voglia di spensieratezza e non mi sento in vena di pipponi e ragionamenti strani e quindi ecco i quattro ragazzi verdi che corrono alla rinfusa per quasi due ore (magari anche meno andava bene uguale eh!) e gli amanti del genere faranno anche la conoscenza del cervellone rosa Krang e i due scagnozzi ritardatelli Bebop e Rocksteady. Le spiegazioni sono ai minimi storici e tutto succede di corsa e quello che conta è rendere la pellicola il più dinamico possibile, ché appena rallenta un pochino c'è il rischio di addormentarsi e invece noi vogliamo azione, azione e ancora azione e considerato il fatto che l'ottanta per cento delle scene sono fatte al computer, quasi si potrebbe dire che Fuori dall'Ombra è più simile ad un film digitale tipo Kung Fu Panda, piuttosto che ad un film con attori in carne ed ossa  e però la ricerca del fotorealismo è tale, che quasi non ci accorgiamo che è tutto finto. Certo la produzione di Michael Bay fa un pochino il verso ad un Trasformers qualsiasi e quando arriva Megan Fox ti aspetti anche di vedere Megatron da un momento all'altro, ma in complesso ci si diverte e questo credo sia il vero scopo di un film mordi e fuggi come questo.

Commenti